Può raccontarci cosa ha provato e cosa ha pensato nel momento in cui il suo nome era presente nella lista dei risultati del concorso?
È stato il coronamento di un sogno. La risposta più appropriata e convincente ad anni di studi e approfondimenti, all’impegno indefesso per conseguire un obiettivo; l’orgoglio di giungere ad un traguardo, tra i più agognati per chi studia giurisprudenza, senza scorciatoie di sorta, da figlio di nessuno – almeno nel campo del diritto – armato solo di desideri e della necessaria abnegazione figlia della tenacia che mi ha sempre distinto in tutto ciò che ho fatto nella vita, dallo sport agli studi ed ora alla funzione che rappresento.
L’emozione che ho provato non è neanche lontanamente paragonabile a qualsiasi altra vicenda che ad oggi mi ha visto impegnato; credo che gli elementi che hanno, senza dubbio, dato maggior vigore alla reazione emotiva, di per sé naturale, sono stati lo sguardo dei miei genitori e, naturalmente, la telefonata del Notaio Genghini, maestro, ormai, di un numero sempre più cospicuo di notai delle ultime generazioni, persona estremamente umana, ma inflessibile nel suo credo e nei suoi principi; se c’è qualcuno che riesce ad infondere coraggio e certezze anche all’indomani di una naturale e quasi necessaria sconfitta ad uno dei concorsi più severi e selettivi d’Italia, è proprio lui.
I suoi insegnamenti, che poi si traducono nell’esemplare lavoro dei notai Carbone e Simonetti, sono stati, per me (anche se lui dice sempre che non ha fatto nulla) un faro direi determinante proprio durante lo scritto del concorso Notarile.
Il mio ringraziamento va, quindi, a lui, a Carlo (Carbone), e mi sia concesso dirlo, in modo più entusiasta, al notaio Simonetti le cui correzioni, la cui logica nel ragionamento e cultura giuridica sono stati per me il vero valore aggiunto.
Dalla nomina al primo atto: quali le difficoltà maggiori riscontrate?
La verità è che i tempi della gloria finiscono esattamente il giorno dopo il conseguimento del titolo; da quel momento devi iniziare a pensare al quotidiano dell’attività lavorativa, a come mettere su e gestire lo studio, all’investimento di denaro e alla cura del bilancio dell’attività che si basa esclusivamente sulla propria capacità imprenditoriale oltre che professionale. La cultura del diritto lascia il posto alla gestione economica della professione, per la quale il sapere giuridico, che era essenziale e necessario per la vittoria del concorso, è solo uno degli elementi e, forse, neanche quello più importante.
Fortunatamente ho potuto scegliere una sede vicina alla mia città d’origine, e anche la ricerca dello studio non è stata impegnativa perchè ho potuto beneficiare della struttura già usata da un amico notaio che proprio qualche mese prima del mio insediamento aveva chiesto il trasferimento in altra sede del distretto.
L’inizio, e considero tale anche il frangente attuale, è faticoso; dover soddisfare svariate esigenze, da quelle della clientela a quelle personali a quelle di coloro i quali lavorano con te e per te non è facile; non è facile neanche bilanciare le esigenze di chi vive un momento non propriamente florido sotto il profilo economico con le esigenze e le spese di studio, che si trasformano nell’onorario richiesto al cliente: in certi casi non puoi dire di no di fronte ad una richiesta di maggior risparmio ma le spese per l’atto non fanno sconti a nessuno e la maggiore concorrenzialità imposta dall’assenza di tariffe minime non è certo d’ausilio ad un migliore contemperamento delle esigenze. Credo che sia più che necessario che i Notai (quantomeno quelli dello stesso distretto) si accordino per una gestione del costo degli atti più corrispondente ad un criterio equo e non basato esclusivamente sul profitto personale. Non è necessario imporre le stesse tariffe (sarebbe contrario al sistema concorrenziale, così come delineato dal legislatore) ma neanche il contrario, svilire eccessivamente la funzione, ciò che parimenti delinea su canoni di anti concorrenzialità la stessa attività, atteso che chi può praticare un minor costo per un maggior introito dal punto quantitativo degli atti ricevuti azzera la concorrenza e anche la qualità dell’atto pubblico che, ricordiamolo, è atto dello stato e non mero prodotto industriale. Dovremmo ricordarci che siamo pubblici ufficiali, al pari dei magistrati, e non mere macchine da profitto.
Quali suggerimenti darebbe ai suoi colleghi che stanno per intraprendere la professione Notarile?
Oggi il notariato sta subendo una continua evoluzione sociale e normativa; l’apertura alla maggiore concorrenza interna ed esterna a favore di altri ordini professionali e il corrispondente e, inspiegabile per la ventata redistributiva delle competenze, aumento dei formalismi e controlli statali , ha posto l’attività stessa su un binario di criticità.
Queste considerazioni devono essere necessariamente ponderate da chi affronta il concorso: maggiore rischio nell’attività non vuol dire liberalizzazione della funzione.Il concorso continuerà ad essere estremamente selettivo e impegnativo sotto il profilo dello studio e il premio non è la vittoria al toto calcio, bensì l’assegnazione di un titolo, quello di pubblico ufficiale, che deve essere l’unica motivazione determinante il sacrificio e le scelte di fondo.
Intraprendere questa strada solo per profitto economico, oggi, posso affermare che non ha senso.
Nessuno nega che l’attività dia un certo agio, se sai essere un buon amministratore, ma la verità è che l’unica motivazione che deve interessare lo studente è l’orgoglio di poter far parte di una categoria scelta di secolare tradizione e prestigio.
Al di là dei discorsi di principio, chi volesse affrontare questa strada, a mio parere, non può prescindere da una scuola Notarile; ce ne sono tantissime, la mia esperienza è nota e l’ho precedentemente manifestata con grande gratitudine, ma ognuno intraprenderà ciò che farà più al caso proprio perchè l’esperienza di uno non può e non deve essere punto di riferimento per tutti. L’attitudine di uno strumento di studi e di un metodo ad essere efficace è nella capacità recettiva del discente e solo la pratica potrà dare le risposte che si attendono.
Coloro i quali si trovano già al di là del guado e attendono la nomina sappiano che li attende un impegno organizzativo non indifferente, inizino a dimenticare i sofismi e le genialate, la vita della professione è pratica e anche semplicissima (proprio come insegna il Notaio Genghini, terra terra).